Sei peggiorata tanto, da
renderti, a volte, irriconoscibile. Ma io ti riconosco sempre, sai, anche se tu
parli con parole che non esistono oppure non segui più quello che ti dico. Ho
insegnato ai miei bimbi a portarti rispetto sempre, a salutarti con un bacio
tutte le volte che vanno via e a darti la mazza per aiutarti a camminare, anche
se ormai non cammini più, ma quando ti devi muovere, Emino ti dà la mano come a
volerti aiutare e Mina ti brontola se non ti siedi sulla stessa poltrona, sulla
quale tu ormai passi le tue giornate. Ti ho aiutato domenica scorsa ad alzarti
e insieme siamo andate a fare una passeggiata per casa, da una finestra
all’altra, per vedere se piovesse da entrambi i lati della casa e, anche nella
tua evanescenza, mi sono beata di quei tuoi modi sempre gentili e di quella tua
voce curiosa, che non sapeva dirmi quello che vedeva ma che io sapevo cosa
voleva dirmi, visto che tu sempre mi hai raccontato cosa osservavi dalle
finestre, a volte con lunghi racconti sulla biancheria tesa delle case davanti
oppure sulle storie di chi passava, perché tutto per te era una grande storia,
la storia di tutti i giorni.
Mi hai insegnato l’arte della
pazienza, che io ho sempre combattuto, e l’arte della gioia delle piccole cose,
che io ho sempre combattuto, fino a trovarmele, entrambe, tatuate dentro,
benché le abbia sempre detestate. Io e te non siamo sempre andate d’accordo
come sembrerebbe e come io adesso racconto grazie a questo tuo oblio, ti ho
detestata proprio perché eri sempre calma e sempre gioiosa e quando io vivevo
le età delle tempeste interiori, non riuscivo ad accontentarmi della tua
quiete, avrei tanto voluto essere strapazzata. Ma tu non l’hai mai fatto, sei
rimasta calma e mi hai dimostrato che è inutile arrabbiarsi, meglio è rendersi
conto di quello che si ha, ed hai aspettato che quei semi che tu buttavi là
dentro me, con il tuo esempio, germogliassero al buio di quel mio periodo nero.
Certo, poi, hai saputo anche
capire i miei bisogni, mi hai per prima aiutata ad andare venendo con me, sei
sempre stata l’artefice di tutte le nostre vacanze e il loro cuore, mi hai
accompagnata, quando capivi che mi annoiavo, in piscina e a San Marino, ad
Assisi con il pullman e al mare quando le vacanze, per noi, erano troppa
campagna. Piccole cose, sembrano a raccontarsi così, e invece sono state la
propedeutica per darmi il coraggio poi, di seguire quella mia voglia di vedere
il mondo. Io, se sono andata la prima volta, giovanissima, in aereo, lo devo a
te e a quel giorno in cui tu mi portasti a San Marino. Io e te, grazie a te e
alle tue intuizioni sui miei bisogni.
Uso tanto il tuo ricordo per
essere una brava mamma, passo volentieri del tempo con te insieme ai miei
bambini perché voglio che rimanga loro, almeno il ricordo del tuo odore,
quell’evanescente energia che la tua persona rilascia nell’aria, quel
dimenticarti di tutto meno dei nomi di quei due tuoi nipoti, che hanno avuto
solo la sfortuna di non potersi godere dei tuoi racconti e di quel modo
affascinante che avevi di incuriosire i bimbi con piccole cose. Ma mi hai
insegnato che la sfortuna non esiste, e così io a loro racconterò di quanto
loro hanno avuto grazie a te, anche se fosse solo tramite me e la mamma che
sono grazie alla mamma che ho avuto.
Fra tutti oggi, che è il giorno
del tuo compleanno, voglio ricordare questo regalo che mi hai fatto, magari le
prossime volte ricorderò di quanto mi hai fatto innamorare del racconto e delle
parole, della curiosità e del commento, del non fermarsi mai e perché mai
dovremmo?
Mi parlano delle possibili
variabili sulla tua sistemazione futura, sull’incertezza di quello che ancora
ti può capitare e sul totale oblio in cui puoi precipitare, per il quale
dovremmo essere pronti a prendere una decisione. Io ti vedo con il viso trasformato,
con l’assenza nei tuoi occhi e il peso del tuo accudimento che su di me ricade
pochissimo a confronto di quello che fa il mio babbo e le mie sorelle. A volte
mi auguro che finisca presto, ma sappi che, egoisticamente, spero ancora di
poterti lisciare il dorso della mano a lungo e trovarti seduta in cucina tutte
le volte che vengo a casa tua, perché sei, ancora e più che mai, la linfa
vitale della mia vita.
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