martedì 28 gennaio 2014

Buon compleanno, mamma

Sei peggiorata tanto, da renderti, a volte, irriconoscibile. Ma io ti riconosco sempre, sai, anche se tu parli con parole che non esistono oppure non segui più quello che ti dico. Ho insegnato ai miei bimbi a portarti rispetto sempre, a salutarti con un bacio tutte le volte che vanno via e a darti la mazza per aiutarti a camminare, anche se ormai non cammini più, ma quando ti devi muovere, Emino ti dà la mano come a volerti aiutare e Mina ti brontola se non ti siedi sulla stessa poltrona, sulla quale tu ormai passi le tue giornate. Ti ho aiutato domenica scorsa ad alzarti e insieme siamo andate a fare una passeggiata per casa, da una finestra all’altra, per vedere se piovesse da entrambi i lati della casa e, anche nella tua evanescenza, mi sono beata di quei tuoi modi sempre gentili e di quella tua voce curiosa, che non sapeva dirmi quello che vedeva ma che io sapevo cosa voleva dirmi, visto che tu sempre mi hai raccontato cosa osservavi dalle finestre, a volte con lunghi racconti sulla biancheria tesa delle case davanti oppure sulle storie di chi passava, perché tutto per te era una grande storia, la storia di tutti i giorni.
Mi hai insegnato l’arte della pazienza, che io ho sempre combattuto, e l’arte della gioia delle piccole cose, che io ho sempre combattuto, fino a trovarmele, entrambe, tatuate dentro, benché le abbia sempre detestate. Io e te non siamo sempre andate d’accordo come sembrerebbe e come io adesso racconto grazie a questo tuo oblio, ti ho detestata proprio perché eri sempre calma e sempre gioiosa e quando io vivevo le età delle tempeste interiori, non riuscivo ad accontentarmi della tua quiete, avrei tanto voluto essere strapazzata. Ma tu non l’hai mai fatto, sei rimasta calma e mi hai dimostrato che è inutile arrabbiarsi, meglio è rendersi conto di quello che si ha, ed hai aspettato che quei semi che tu buttavi là dentro me, con il tuo esempio, germogliassero al buio di quel mio periodo nero.
Certo, poi, hai saputo anche capire i miei bisogni, mi hai per prima aiutata ad andare venendo con me, sei sempre stata l’artefice di tutte le nostre vacanze e il loro cuore, mi hai accompagnata, quando capivi che mi annoiavo, in piscina e a San Marino, ad Assisi con il pullman e al mare quando le vacanze, per noi, erano troppa campagna. Piccole cose, sembrano a raccontarsi così, e invece sono state la propedeutica per darmi il coraggio poi, di seguire quella mia voglia di vedere il mondo. Io, se sono andata la prima volta, giovanissima, in aereo, lo devo a te e a quel giorno in cui tu mi portasti a San Marino. Io e te, grazie a te e alle tue intuizioni sui miei bisogni.
Uso tanto il tuo ricordo per essere una brava mamma, passo volentieri del tempo con te insieme ai miei bambini perché voglio che rimanga loro, almeno il ricordo del tuo odore, quell’evanescente energia che la tua persona rilascia nell’aria, quel dimenticarti di tutto meno dei nomi di quei due tuoi nipoti, che hanno avuto solo la sfortuna di non potersi godere dei tuoi racconti e di quel modo affascinante che avevi di incuriosire i bimbi con piccole cose. Ma mi hai insegnato che la sfortuna non esiste, e così io a loro racconterò di quanto loro hanno avuto grazie a te, anche se fosse solo tramite me e la mamma che sono grazie alla mamma che ho avuto.
Fra tutti oggi, che è il giorno del tuo compleanno, voglio ricordare questo regalo che mi hai fatto, magari le prossime volte ricorderò di quanto mi hai fatto innamorare del racconto e delle parole, della curiosità e del commento, del non fermarsi mai e perché mai dovremmo?

Mi parlano delle possibili variabili sulla tua sistemazione futura, sull’incertezza di quello che ancora ti può capitare e sul totale oblio in cui puoi precipitare, per il quale dovremmo essere pronti a prendere una decisione. Io ti vedo con il viso trasformato, con l’assenza nei tuoi occhi e il peso del tuo accudimento che su di me ricade pochissimo a confronto di quello che fa il mio babbo e le mie sorelle. A volte mi auguro che finisca presto, ma sappi che, egoisticamente, spero ancora di poterti lisciare il dorso della mano a lungo e trovarti seduta in cucina tutte le volte che vengo a casa tua, perché sei, ancora e più che mai, la linfa vitale della mia vita.

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