venerdì 3 gennaio 2014

Ventiquattro anzi, due

Di ventiquattro mesi adesso non si parla più, perché ora sono diventati due gli anni, e i bambini grandi di due anni non si misurano più in mesi.
Il compleanno è arrivato proprio al momento giusto, quando giusto giusto i piccoli si sono fatti grandi, grandi nei modi e nel pensare, soprattutto.
Adesso, da duenni, viviamo di parole e emozioni. 
Emino passa le sue giornate a parlare e a voler imparare tutti i nomi degli oggetti che ha vicino, nonché a voler assolutamente che gli si dica a quale parola corrisponde ogni disegno dei suoi infiniti libri, che formano una biblioteca squinternata, un po' come lo è la mia. Ha il libro grande dei pesci, ha il libro di Babbo Natale che suona, ha il libro dove i bimbi fanno gol e il libro dei Tre porcellini con le finestre che si aprono. Ma non disdegnamo neanche il libro dei cuccioli e quello dalle finestrelle che fanno vedere cosa c'è in casa. Ma ad essere sincera, benché tutti siano apprezzati e cercati, tutti quei libri sono niente al confronto della Peppa. Uuuuuuusignore! Ho fatto il grande errore di cedere alla moda, e un giorno ho comprato ai piccoli cinque libriccini della Peppa che entrano in un raccoglitore. Sono stati una rivelazione per Emino! Ovviamene sono diventati subito suoi, guai a chiedergli di condividerli con la sorella, e adesso passa i giorni a leggerli da solo dicendo, di continuo le stesse cose tipo Peppa mamma, Peppa, Peppa babbo, George. Avanti e indietro all'infinito. Quando invece è l'ora della Peppa in tv, che qua a casa io non faccio vedere loro, lui chiede a mio padre di accendere il televisore, quando è da loro, e insieme, il nonno con in braccio il piccolo, si guardano assorti mezz'ora di Peppa: Emino esclamando in continuazione di felicità, il nonno, inutile negarlo, quasi affascinanti come il piccolo da tali cartoni. E se me lo avessero detto che un giorno avrei visto il mio babbo così!
Mina invece la Peppa non se la fila per niente, l'unica cosa è che pretende, ogni tanto, è di tenere anche lei qualche libriccino della Peppa, solo perché interessa tanto al fratello e solo per fare un dispetto a lui. Così si instaurano fra di loro serrate trattative su chi tiene che cosa, in un loro tacito ordine di valori che quei librini  segretamente contengono.
Mina invece ama di più fare, suonare, cullare le bambole, cosa che pensavo non arrivasse mai per lei, visto che non l'ho mai abituata ad essere materna. E', a quanto pare, però, l'indole. Già lo faceva con il fratello, si preoccupa per lui se lo sente piangere e cerca di consolarlo anticipando i suo desideri, magari portandogli il suo giocattolo preferito. Lui, in cambio, quando vede il ciuccio di lei abbandonato, glielo prende e glielo porta, come a dire è impossibile che tu ne stia senza, visto che io non ne sto senza mai.
Fra loro c'è un segreto legame speciale, ho scoperto che addirittura a volte sono così solidali fra di loro da disobbidirmi, lui le tira i capelli e le botte in testa mentre lei lo morde, ma anche si tengono per mano quando camminano e giocano  come dei cuccioli di leone prima di andare a letto, non lamentandosi mai di quella loro infinita lotta. 
Io amo quelle manine calde che mi tengono per mano, quelle bocche umide che mi baciano sulla bocca e qui piccoli passi a battere che mi girano per casa. 
Credo che questi due anni siano stati il vero significato di tanto di quello che ho fatto nella mia vita.

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