mercoledì 5 marzo 2014

Due più due

Siete due nanetti grandi, anche se bassi 90 centimetri. Vi rincorrete un po' nella crescita, a volte guadagna qualche centimetro lei, a volte sembra più alto lui. La differenza però è minima, quasi impercettibile. E' che lei adesso sta diventando sempre più femmina: lunghe gambe tornite, sedeino brasiliano, carni soffici da sbaciucchiare. Lui invece è forte e muscoloso: ha quadricipiti neanche fosse un maratoneta e larghe spalle che annullano il collo. Quando vi prendo per mano entrambi nello stesso momento, sento la mano di lui grande e forte e sempre calda, mentre di lei tengo una mano leggiadra, soffice e delicata.
Adesso siete più che mai una banda, che a volte si trasforma in associazione a delinquere. Le mani forti di lui ormai spostano con facilità il lettino di lei e lo potano vicino al suo, in modo che, quando io non vi vedo e voi siete svegli, potete giocare vicini vicini e, soprattuto, lui può comodamente continuare a picchiare lei, suo ultimo hobby questo. Sì, dà spesso a lei botte in capo o libri in testa, così, senza motivo, e lei, incredibilmente, non si ribella anzi, quel suo Mele amato è sempre il primo dei suoi pensieri. Certo che poi urla, con quelle sue urla acute che rompono i timpani, e a volte quando è proprio arrabbiatissima, fa il gesto di morderlo, ma benché lei sappia che deve soccombere a quel toro di fratello, lo cerca e lo adora.
Lui quando si sveglia le vuole fare cara, ma lei non vuole molte smancerie, e quando lui la picchia e viene brontolato da me, le chiede subito scusa e la bacia in quel modo tenero che fanno loro, con delle bocche a pesce in fuori, unendo quelle boccucce umide e bavose in un bacio sulla bocca liquido. Anche se dopo quella pace fatta, è lei che dice grazie. Inutile dire però che, quando io sgrido lui, lei proprio se la gode, e mi fa il verso sgridandolo subito dopo di me, ma quando lui viene messo in punizione e si mette a piangere, lei va a salvarlo perché proprio non lo può sentire piangere, quel suo fratello caro.
Lui però le legge i libri. Li scorgo spesso, quando sono soli in una stanza, che lui apre un libro e lo legge a voce alta (a modo suo lo legge, nel senso che dice i nomi delle figure) e lei subito gli si avvicina e sta lì attenta come a dire fammi un po' sentire come va a finire questa storia.
Lui è un tipo preciso che quando si toglie le scarpe le va a mettere  ordinatamente nello stesso posto, brontolandola se la sorella non lo fa, e questa cosa mi ricorda tanto io e il loro babbo, uomo metodico e orribilmente ordinato che è costretto a convivere con una disordinata indisciplinata.
Lui conta fino a dieci, saltando ostinatamente il sei, lei non conta ma sa farlo perché, come in tutte le cose, lui impara e vuole imparare, e ti sfinisce se non gli insegni o se non gli risenti "la lezione". Lei sembra che non sappia niente al confronto, ma non è che non sa, è che lei impara subito e non ha bisogno di ripetere, come adesso con  i numeri come fa lui perché lei li sa e basta.
Lui parla e parla, dice tutto e ripete tutto, lei parla poco ma vive nel suo mondo, del quale lascia uscire discorsi con parole senza senso, lunghe litanie di suoni, che però si capisce bene che siano discorsi molto più articolati di quelle mille parole del fratello. Come a dire lui sa bene quel che dice, ma lei dice male milioni di cose in più che non dice.

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