Vi ho tenuto d’occhio voi tre,
sapete?
Sembravate il lungo, il corto e il pacioccone… ma no, la ricciolina.
In questi giorni in cui sono
stata malata, il Gangster si è accollato volentieri il compito di occuparsi dei
bambini, portarli e riprenderli dal nido. E io tenevo d’occhio tutti.
Ho visto dei bimbi fiduciosi
andarsene di casa con il loro babbone, che al ritorno raccontava, come fa
sempre lui, che era andato tutto bene. Poi, invece, cuore tenero di babbo
racchiuso in un corpo alto e forte, si chiedeva ad alta voce chissà come stava
la Mimma, che aveva lasciato così arrabbiata al nido perché non voleva stare
con il supplente… e ci ha pensato e ripensato per tutta la mattina.
Invece
quando è arrivato tardi a riprendervi, il nido doveva chiudere assolutamente e
voi gli scappavate dappertutto, lui si è visto costretto a brontolarvi in malo modo per
convincervi a salire in auto, e questo lo ha così mortificato.
Ma ti capisco sai grande
Gangster, anche a me succede di partire sempre bene intenzionata con i bimbi e
poi, a volte, rimanere delusa perché non sono amorosi come ti aspetteresti o
sono birboni e ti fanno passare tutta la poesia che ci metti. Ma sono cose che
capitano con i bambini e va tenuto in conto che a volte non ti ripagano con la
stessa moneta, come invece, molto spesso, ti ripagano molto più di quanto ti meriti,
e questo compensa tutto.
Però il momento migliore per me,
di questi vostri momenti, è stato quando vi aspettavo in silenzio sul divano e
sentivo il rombo della nostra auto che arrivava da lontano e che frenava
sotto casa. Mi affacciavo di nascosto alla finestra per vedere il
Gangster che faceva scendere Emino e poi si tuffava di nuovo dentro l’auto a
chiacchierare con Mina mentre la slegava da seggiolino per farla uscire. E io provavo un’emozione simile a quella di un primo appuntamento quando sentivo le
vostre voci per le scale, scintillanti e allegre, affrontare insieme la salita
e ci voleva proprio il coraggio del vostro babbone per permettere a Emino di
salire da solo, ma proprio solo, le intere rampe di scale, lasciandolo anche
indietro senza controllare se metteva i piedi al posto giusto (sì lo so, queste sono apprensioni
tipiche di mamma) mentre il Gangster saliva per mano al suo fiorellino bianco.
Poi purtroppo l’influenza è
passata da me al Gangster e così lui ha potuto giocare con noi in casa solo un
giorno, facendo una partitella a pallone con entrambi i bimbi, che non riuscivano a stargli dietro e anzi, a
stento riuscivano a centrare il pallone con i calci, perché poi già dal secondo
giorno lui è dovuto mettersi a letto affranto dalla febbre. Però mi ha confessato
di averci ascoltato volentieri mentre leggevamo per la prima volta il libro di
Biancaneve, cogliendo anche lui, dal piano di sopra, l’interesse che subito i
bimbi hanno riposto in quella favola, soprattutto per i nomi dei sette nani e
per quella frase che si ripeteva con costanza : “specchio specchio delle mie brame….”
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