Cara F.,
ti scrivo nella tua qualità di
rappresentante di classe, perché ho bisogno di fare
alcune considerazioni in merito alla mail che mi è arrivata ieri sull’organizzazione
della festa di fine anno dei bambini.
Leggo che per lo svolgimento
della festa è prevista una netta separazione
di lavori fra babbi e mamme, dove si prevede che il gruppo maschile si
metta all’opera per la costruzione del treno fatto di bottiglie di plastica,
mentre le mamme avranno il compito dell’accudimento dei bambini con giochi e altro.
Trovo che questa differenza di
genere sia un modalità educativa da non perseguire, in special modo poi con
bimbi della materna che hanno il loro mondo in costruzione e stanno imparando,
attraverso i genitori e gli educatori della scuola, come organizzare e formare i
loro schemi di riferimento. E, sinceramente, quello che vorrei è fare dei miei
bimbi dei cittadini liberi che possano tranquillamente esprimersi come persone,
non rimanendo ingabbiati in confini di genere. Per questo trovo che lo
schieramento che si propone per la festa, babbi a fare e le mamme ad accudire,
non rispecchi la libertà che una scuola dovrebbe insegnare. Per questo mando
questa mail anche alla Preside per
conoscenza, per che possa, insieme a noi, riflettere su questa criticità.
Sono sicura che noi tutte
sappiamo quanto sia ancora faticoso per noi donne dover dimostrare che non
siamo solo quelle che fanno e allevano i bambini, ma siamo professioniste serie
sia in casa che al lavoro. Proprio per
questo vorrei crescere i miei gemelli sollecitandoli a seguire le loro indoli,
che sono ancora in formazione ma per le quali dobbiamo avere rispetto, che sono
per Margherita guidare la ruspa e per Emanuele fare i biscotti. Cosa dico alla
festa a Margherita? Non stare con il babbo e vieni con me da un’altra parte? Cosa
dico ad Emanuele, guarda cosa fa il babbo e impara, perché è quello farai da grande, non il pasticciere? Ora
sì lo so che potremmo sempre invertirci, che una mamma che sa fare il treno può
andare ad aiutare i babbi, ma questo sarebbe comunque uno schierarsi, dover di
nuovo decidere da quale parte stare, se con i maschi o con le femmine.
A
questo proposito ricordo il DDL (18 novembre 2014) che la nostra
Vicepresidente del Senato della Repubblica, la Senatrice Valeria Fedeli,
ha sottoscritto per l’educazione di genere delle scuole del sistema
nazionale, dove parla espressamente della necessità di “sradicare i
pregiudizi” sui ruoli di genere.
Mi piace, a questo proposito, riportare anche le parole che si leggono sul suo sito ufficiale, dove afferma che «Ciò
di cui abbiamo più bisogno è un profondo cambiamento culturale, a
partire dall’educazione, che è l’unico strumento che abbiamo per
contrastare gli stereotipi,[…] L’uso degli stereotipi di genere
produce una rappresentazione rigida e distorta della realtà, che si basa
su ciò che ci aspettiamo dalle donne e dagli uomini».
Per
questo, sono convinta sia necessario che tutti e tutte ci impegniamo
contro gli stereotipi a partire dall’infanzia, regalando a ciascuno e
ciascuna, senza steccati, la possibilità di esperirsi ed essere se
stesso e se stessa: mi piace salutarvi ricordando la frase di Virginia
Woolf, che ha lottato contro gli stereotipi in libri bellissimi, che
affermò: «Continuerò ad azzardare, a cambiare, ad aprire la mente e gli
occhi rifiutando di lasciarmi incasellare e stereotipizzare. Ciò che
conta è liberare il proprio io: lasciare che trovi le sue dimensioni»
Spero
che tu la metta all’ordine del giorno nella prossima riunione questa mia riflessione per favorire una prima riflessione sul
tema, per il quale ancora, come vedi, di strade ce n’è da fare.
P.
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