martedì 9 giugno 2015

Festa di genere, vigilanza di genere

Cara F.,
ti scrivo nella tua qualità di rappresentante di classe, perché ho bisogno di fare alcune considerazioni in merito alla mail che mi è arrivata ieri sull’organizzazione della festa di fine anno dei bambini.
Leggo che per lo svolgimento della festa  è prevista una netta separazione di lavori fra babbi e mamme, dove si prevede che il gruppo maschile si metta all’opera per la costruzione del treno fatto di bottiglie di plastica, mentre le mamme avranno il compito dell’accudimento dei bambini con giochi e altro.
Trovo che questa differenza di genere sia un modalità educativa da non perseguire, in special modo poi con bimbi della materna che hanno il loro mondo in costruzione e stanno imparando, attraverso i genitori e gli educatori della scuola, come organizzare e formare i loro schemi di riferimento. E, sinceramente, quello che vorrei è fare dei miei bimbi dei cittadini liberi che possano tranquillamente esprimersi come persone, non rimanendo ingabbiati in confini di genere. Per questo trovo che lo schieramento che si propone per la festa, babbi a fare e le mamme ad accudire, non rispecchi la libertà che una scuola dovrebbe insegnare. Per questo mando questa mail  anche alla Preside per conoscenza, per che possa, insieme a noi, riflettere su questa criticità.
Sono sicura che noi tutte sappiamo quanto sia ancora faticoso per noi donne dover dimostrare che non siamo solo quelle che fanno e allevano i bambini, ma siamo professioniste serie sia in casa che al lavoro. Proprio  per questo vorrei crescere i miei gemelli sollecitandoli a seguire le loro indoli, che sono ancora in formazione ma per le quali dobbiamo avere rispetto, che sono per Margherita guidare la ruspa e per Emanuele fare i biscotti. Cosa dico alla festa a Margherita? Non stare con il babbo e vieni con me da un’altra parte? Cosa dico ad Emanuele, guarda cosa fa il babbo e impara, perché è  quello farai da grande, non il pasticciere? Ora sì lo so che potremmo sempre invertirci, che una mamma che sa fare il treno può andare ad aiutare i babbi, ma questo sarebbe comunque uno schierarsi, dover di nuovo decidere da quale parte stare, se con i maschi o con le femmine.
A questo proposito ricordo il DDL (18 novembre 2014)  che la nostra Vicepresidente del Senato della Repubblica, la Senatrice Valeria Fedeli, ha sottoscritto per l’educazione di genere delle scuole del sistema nazionale, dove parla espressamente della necessità di “sradicare i pregiudizi” sui ruoli di genere. 
Mi piace, a questo proposito, riportare anche le parole che si leggono sul suo sito ufficiale, dove afferma che «Ciò di cui abbiamo più bisogno è un profondo cambiamento culturale, a partire dall’educazione, che è l’unico strumento che abbiamo per contrastare gli stereotipi,[…] L’uso degli stereotipi di genere produce una rappresentazione rigida e distorta della realtà, che si basa su ciò che ci aspettiamo dalle donne e dagli uomini». 
Per questo, sono convinta sia necessario che tutti e tutte ci impegniamo contro gli stereotipi a partire dall’infanzia, regalando a ciascuno e ciascuna, senza steccati, la possibilità di esperirsi ed essere se stesso e se stessa: mi piace salutarvi ricordando la frase di Virginia Woolf, che ha lottato contro gli stereotipi in libri bellissimi, che affermò: «Continuerò ad azzardare, a cambiare, ad aprire la mente e gli occhi rifiutando di lasciarmi incasellare e stereotipizzare. Ciò che conta è liberare il proprio io: lasciare che trovi le sue dimensioni»
Spero che tu la metta all’ordine del giorno nella prossima riunione questa mia riflessione per favorire una prima riflessione sul tema, per il quale ancora, come vedi, di strade ce n’è da fare.
P.

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