giovedì 7 marzo 2013

Non sono tutte rose e fiori

Ogni tanto ci penso, al fatto che quando scrivo qua è solo per raccontare quanto sia bello avere due gemelli. E non c'è giorno e non c'è ora del giorno che non lo creda, che sia bellissimo.
Penso pure che sono stata fortunata e che quei due bimbi siano degli angeli bravi, tanto che è vero quel che mi disse la pediatra, e cioè che  Dio vede e provvede, riferito al fatto che i gemelli, in effetti,  ci mettono molto del loro per farmi riuscire a star  dietro ad entrambi, senza tutto quella corte di persone che mi erano state preventivamente consigliate quando sapemmo che stavo aspettando due gemelli.
E' una gioia vederli e vederli crescere, spiare le dinamiche che si creano fra di loro e entusiasmarmi per il bene che mi vogliono, per essere la loro figura di riferimento, la prima persona alla quale buttano le braccia al collo per essere presi.
E' difficile che siano ostinati e ostili nei miei confronti, stanno buoni dove li metto e anche quando proprio il posto o la situazione non è adatta a loro, non si innervosiscono mai anzi, se vedono che io ci sono e sono tranquilla, anche loro si mettono buoni. Spesso mi hanno stupito per quanto sono capaci di adattarsi, fiduciosi in maniera assoluta in questa loro mamma.
Certamente si ribellano pure, a volte manifestano uno scontento che è inspiegabile, altre volte hanno un nervosismo e un uggia che non sai cosa farci e come fargliela passare, ma sono più le giornate in cui stanno tranquilli a girarsi i  loro giochini che altro.
Però, nell'insieme, va ricordato che io sono la loro mamma e che quindi, per contratto, non ho diritto neanche a un giorno di riposo. Sì, ci sono stati giorni (rarissimi) in cui non li ho visti dalla mattina al tardo pomeriggio e durante la settimana stanno dalle 8 alle 16 al nido e quando tornano a casa vanno a letto alle 19 quindi non è che ho da starci a lungo con loro. Ma le mamme non vanno mai in permesso e anche se  non hanno i bimbi sotto mano hanno comunque la loro responsabilità e il pensiero costante a quegli esserini, anche se sono libere per un giorno di stare dal parrucchiere, a leggersi un libro o a farsi un giro da sole.
Inutile sperarci, le mamme non hanno un giorno di ferie.
Per questo, messi insieme 14 mesi di questa vita, ci sono giornate in cui si è particolarmente usurate e ipersensibili. Ci sono giornate in cui basta che salti un pisolino, quell'ora di riposo pomeridiano dei piccoli che io uso per ricaricarmi le pile, oppure che qualcuno si svegli di notte magari un paio di volte  per qualche notte di seguito, o che le malattie impediscano di andare la nido e quindi ci ritroviamo ore e ore in casa a inventarci il da fare, quel fare con i piccoli che è usurante per un cervello adulto, che l'accumulo di giorni a tempo pieno fa salire subito il livello di guardia e i nervi cedono.
A me è successo lunedì, quando sono uscita di casa già alterata con il Gangster, sono tornata a casa che ho trovato due bimbi involuti nelle regole e nell'educazione che avevo dato loro grazie al permissivismo di mia sorella, e, ovviamente, è bastato che Emino non dormisse nel pomeriggio, piangendo a squarciagola per 1 ora e 40 minuti, lavandomi il cervello con quel suo pianto ostinato, per farmi saltare i nervi e essere tentata di scappare. Poi scappare non sono scappata (perche anche se ti distruggono, quel bene che vuoi loro ti è tatuato così indelebilmente nel cuore che mai li abbandoneresti)  e ho telefonato affranta al Gangster,  singhiozzando che non ne potevo più, come non avevo mai fatto. Devo essere stata particolarmente convincente perchè me lo sono vista  arrivare subito ed è pure tornato presto nel pomeriggio per dare loro cena, eventi più unici che rari, soprattutto se capitano nella stessa giornata.
Ero estenuata, ero paralizzata dal rintronamento di quel pianto che mi trapanava il cervello, quella sfida nei miei confronti e se  anche mi ero imposta di non darla vinta e non entrare in camera fino a quando quel pianto non fosse finito, perchè non dovevo cedere a nessun evidente ricatto, non è detto che non lo sentissi anzi, lo sentivo bene e sentivo tutto il tempo che passava e che da breve diventava lungo, lunghissimo. Altre volte li ho lasciati piangere, sicura di stare nel giusto, ma non sempre le ferree convinzioni sono così ferree da non piegarsi, e sentire quanto un esserino così piccolo ti possa sfidare con quei suoi polmoni ti fa pensare a un mucchio di cose, rivivi tutti i tuoi pianti di bambina, il buio, la paura, la solitudine e, anche se sai che stai facendo la cosa giusta, e cioè non darla vinta e insegnargli a farcela da solo a consolarsi, come si deve fare nella vita, sei sempre la sua mamma e lui è sempre il tuo cucciolo. Per questo piangevo, perchè avrei tanto voluto che smettesse, perchè io ormai non potevo più tornare indietro e andarlo a salvare, anche se avrei tanto voluto, perchè non avrei fatto il suo bene. E parallelamente pensavo anche  a quanto lui non mi capisse, a quanto ostinato fosse nel volermi far dannare.
Ricordo che solo un'altra volta mi è successo qualcosa di simile. I gemelli erano piccolisismi, avranno avuto un paio di mesi, e Mina aveva già un temperamento da leader e un tono di voce che le è subito meritato il suo primo soprannome che è stato Maria Callas. Quando voleva il latte non la convincevi con nulla a tranquillizzarsi, anche se era passato troppo poco tempo dal biberon precedente. Ricordo che quella sera lei ha iniziato a piangere a mezzanotte e aveva preso il latte appena un'ora prima. Io ricordo che ero così stanca e affranta che ho pensato che non ce l'avrei mai fatta a resistere a quei pianti fino all'ora della poppata successiva, che doveva essere dopo due ore. Ero sicura che non avrei potuto sentire quel pianto  arrabbiato per altre due ore. Ricordo di aver pianto e di essere scappata di camera, singhiozzando al Gangster che ci pensasse lui, io alzavo bandiera bianca e me ne andavo. Il Gangster mi ha ricorrso per le scale, quelle scale che dalla camera dove eravamo tutti portano verso il piano basso della casa. Mi ha parlato con parole dolci e comprensive, come ha fatto lunedì, e mi ha ricondotto alla ragione. E Mina si è  miracolosamente zittita.
Io un po' mi sono spaventata di questa mia ultima reazione, tanto che oggi, entrando in auto, in un'ora in cui i gemelli sono già da tempo al nido, mi è sembrato di sentire un pianto che veniva dai seggiolini dietro e mi sono girata impaurita a controllare che non avessi dimenticato i gemelli nella macchina, come a volte è successo ad altri genitori sotto pressione. 
Tranquilli tutti, non c'era ombra di bambino in auto, solo il suono del loro pianto ormai indelebilmenente impresso nella mia testa.

2 commenti:

  1. Fa bene al cuore leggere che certi momenti no le hanno tutte le mamme. Cercherò di ricordarmene quando sarà il mio turno.. non so che parole possano servire a tirarti un po' su, ma comunque da quello che scrivi mi sembri una mamma meravigliosamente (im)perfetta, mi sembra tutto molto sano e umano, per cui penso che tu stia facendo il meglio per i tuoi piccolini!

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  2. Cara Gaia, guarda, la comunanza con le altre mamme fa benissimo, soprattutto perchè ti accorgi che certe tue reazioni spropositate, certi strani pensieri, certe stanchezze inspiegabili ai più, sono comuni e frequenti, e ti tranquillizzi.

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