martedì 8 luglio 2014

Menomalechecisei

Il Gangster mi ha mandato i muratori in casa proprio questa settimana, l'ultima in cui stiamo in questa casa, invece che prendere tempo e posticipare di qualche giorno, visto che dalla prossima settimana noi ci trasferiamo al mare e loro avrebbero potuto fare tutto quel che volevano (soprattutto tutto lo sporco che volevano) e a noi non ci avrebbe riguardato.
Invece sono venuti ieri, sembrava che fosse un lavoretto da poco sostituire i condizionatori e invece è diventato un lavorone, con il controllo e ripristino dell'impianto. Fatto sta che quando sono tornata a casa nel pomeriggio ho trovato il deriliro: la casa ricoperta da una polverina nera ovunque, tutto nel mezzo, niente in funzione e, soprattutto, non riuscivano a finire in giornata. Mi veniva da piangere ma ho stretto i denti e ingoiato, sono andata ai giardini con i bimbi e quando sono tornata a casa dopo le 19,  ho preparato loro cena, ho pulito alla meglio il tavolo che sembrava quello di un calzolaio, ho cambiato in fretta le lenzuola dei loro lettini polverosissimi , ho spazzato come ho potuto, ho lavato e messo il pigiama ai piccoli... e a me non è rimasto che dormire sul divano, visto che la mia camera era inutilizzabile. Nel frattempo avevo fissato per il pomeriggio del giorno dopo con la signora delle pulizie, sognando così, oggi, di poter tornare in una casa funzionante e pure pulita.
Ma questa mattina nessuno si è presentato alla mia porta. Il Gangster aveva pensato bene di andare ieri in Svizzera e di rimanerci, così io sono diventata furiosa, specie dopo aver visto Marga svegliarsi con il visto sporco di polvere. 
Pur consapevole che il Gangster a Lugano stava decidendo del suo futuro lavorativo, mi sono attaccata al telefono e l'ho chiamato ininterrottamente per 16 volte di seguito. Poi, quando si è deciso a rispondere, gliene ho dette di tutte. Da lontano l'ho costretto ad organizzare quello che non aveva organizzato, ha fatto venire gli idraulici il pomeriggio a finire il lavoro e, quando lui se ne è tornato a casa alle 7 di sera, tutto vestito di blu con la cravatta, mentre noi cenavamo, lui si è messo in mutande e ha dato l'aspirapolvere ovunque e pure lavato i pavimenti, nonché aiutato me nella doccia dei gemelli.
La furia mi è così passata, abbiamo cenato alle 9 in una casa decente, e mentre a me si chiudevano gli occhi dalla stanchezza, lui mi parlava del suo futuro lavorativo, delle sue preoccupazioni ma anche della mia mamma e di come organizzarle al meglio questa sua vita con la demenza senile. 
Io ho ascoltato tutto, e nel cuore avevo il subbuglio del giorno di rabbia piena nei suoi confronti, che mi lascia sempre sola e nelle peste ad organizzare tutto il quotidiano con quei due nanetti, ma anche avevo la dolcezza della sua preoccupazione e la tenerezza della sua apprensione per i miei genitori, il suo voler sapere per filo e per segno che cosa avevano fatto quei suoi due gemelli ai giardini, e quella sua incessante voglia di baciarmi. Io, che di parole ne scrivo tante e tante ne ho sempre in testa e nel cuore, non sono riuscita  dire altro che menomalechecisei.

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