lunedì 28 luglio 2014

Stanca, e non parlo d'altro ormai.

Siamo tornati a Firenze ieri, dopo che il sabato aveva piovuto al mare e Guendalina aveva provato l'animazione in casa per i gemelli, con risultato poco entusiasmante, come avevo ben intuito quando sono tornata a casa e ho visto la sua faccia, con quell'espressione che conosco bene, di delusione e frustrazione quando provi, con entusiasmo, a far fare qualcosa ai bimbi mentre loro sognano solo di correre e saltare. Avevano fatto le tempere, con immersione totale delle mani e di altra parte del corpo. Io non ho battuto ciglio, ho lavato al meglio i due e o congedato la ragazza, convenendo con lei che le prossime volte forse è meglio organizzare un torneo di atletica leggera, invece che lavoretti al tavolo. Intanto era uscito il sole, e così ho pensato bene di portarli in spiaggia, ormai da sola. E lì ho apprezzato, proprio quando non ce l'hai, il grande lavoro della baby sitter. Lei si mette al pari loro e fa passare ai due delle ore piacevoli, liberandomi un po'. Io invece in quel fine pomeriggio avevo solo tanta voglia di stare tranquilla e godermi il tramonto, ma che non sia mai! Così mi è toccato organizzare i turni dei due nell'alternarsi con una cariola rubata ad un ombrellone disabitato, seguirli nel percorso e sudare quanto non ho mai sudato in questi giorni di mare. Poi si era fatto tardi, i bimbi avevano fame e sonno e io mi sono ritrovata a casa disorganizzata. Hanno cenato piangendo e io avrei voluto tanto piangere con loro, doccia veloce e a letto stremati. Io pure. Peccato che poi Emino si sia svegliato ogni mezz'ora in preda agli incubi chiedendo del babbo. Non mi è rimasto altro che portarlo a letto con me e aspettare che si rilassasse lì e dormisse sodo, prima di riportarlo nel suo lettino. 
Poi la domenica siamo, appunto, tornati a Firenze, perché avevo voglia di interrompere il mare e anche voglia di rivedere i miei genitori e far vedere loro i piccoli. Abbiamo pranzato tutti insieme con pollo di rosticceria e patate fritte dal mio babbo, Emino è voluto stare in collo al nonno per tutto il pranzo, con grande felicità di tutti e credo che quello sia uno dei momenti che ricorderò/ricorderemo, con grande dolcezza e nostalgia.
Poi sonnellino, l'aria condiziona non funzionava in casa così io non sono riuscita a dormire. Siamo andati al laghetto dello Stibbert per il reincontro con Martino e Valeria, l'arietta era piacevolmente fresca e anche i tre moschettieri si sono ritrovati nei loro giochi segreti. Però io sono stanca, e mi sono accorta che in effetti non parlo d'altro, anche con Valeria, e all'ora di cena non ne potevo di nuovo più. Ho messo a letto un Emino bizzoso senza neanche salutarlo e, ho appena sentito rientrare il Gangster da quanto ero stanca. E' che poi, alle 4 di notte, mi sono svegliata con l'incubo di non aver sentito la sveglia e di non essermi presentata al lavoro così, proprio per quella paura, non sono riuscita più a dormire. Perché oggi era il grande giorno: prendevo servizio nell'ufficio nuovo. Carini tutti (o quasi), gentili nell'aspettarmi nella mia aspettativa e congedo, si prospettano incarichi interessanti. E' che io oggi ho vissuto il clima e la tensione del primo giorno di lavoro. Per questo poi, finito, ero frastornata, sono tornata a Quercianella ad aspettare che il Gangster mi riportasse i gemelli che lui aveva portato dalla sua mamma al mare, e io di nuovo, a quest'ora che precede la cena, sono di nuovo tanto stanca.
O la stanchezza è vera, ho covo qualcosa. 
Intanto domani si riparte con la routine quercianelliana: 42 giorni all'alba.

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