giovedì 24 luglio 2014

Poi è successo

Confesso che il terzo giorno di monotona vita di mare mi cascavano le lacrime senza piangere. Così, mentre stavo seduta su di una panchina nei micro giardini con giochini di Quercianella, ad appena le 8,30 di mattina, perché tanto i gemelli  si erano svegliati prima delle 7 e in casa che ci fai, se non combinare guai,  mentre aspettavamo tutti fiduciosi che passasse un treno, e sai quanti treni passeranno da Quercianella… ecco che, senza piangere, mi cascavano le lacrime al pensiero che eravamo solo al terzo giorno, e che quindi alla fine di  tutto questo, mancavano "solamente" altri due mesi meno tre giorni, roba tipo 57 giorni appena.
Poi è successo che il quarto giorno è arrivato il Gangster, ha portato il sorriso sul mio viso e ha rischiarato tutte le nuvole, lasciandomi piangere nella notte, facendomi sfogare, dicendo che mi capiva, rincuorandomi con i complimenti. Non che sia cambiato niente, c’erano sempre ancora 56 giorni  da affrontare, ma almeno qualcuno mi capiva.
Perché ormai avevo capito che sembra proprio brutto lamentarsi di stare al mare con i propri bimbi, di avere casa, ombrellone, auto, baby sitter e quant’altro,  e se continuavo a lamentarmi in giro vedevo visi sospettosi sulla mia attitudine e abilità di mamma. Peccato che io abbia ancora il cervello sano, ed è vivo in me il  ricordo di quella che sono, quella che sono stata e quella che voglio essere, e quindi annullarmi per far respirare iodio a quei due miei cuccioli, sì, certo, un attimino mi pesa, anche se lo faccio volentieri e per il loro bene.
Poi è anche arrivata la notizia che finalmente mi hanno concesso il traferimento al mitico ufficio che volevo,  il Gangster ha fatto fare il bagno nell’acqua alta ai piccoli e li ha ipnotizzati nel cercare granchi e chioccioline per loro, con grande gioia di Marghe e inquietudine di Mele che non sopportava quelle chioccioline che camminavano, anche se invece il maschietto ha aprrezzato molto quel suo babbone che lo portava nell’acqua alta. 
Poi la sera siamo andati tutti insieme, compresa Guenda e il fidanzato, alla festa di paese sopra Quercianella. I bimbi hanno mangiato pappardelle al cinghiale al tavolo con le panche tipo festa dell’Unità, e poi, sorprendentemente, si sono buttati in pista a ballare il liscio. Al ritmo del fox trox, halli galli (o come si scrive), valzer, tango, chachacha, i due, in preda alla febbre del ballo, si sono lanciati spericolati in corse e salti, balli e cadute tipo brack dance, piroette più soavi lei, battute di tamburo lui. Erano le 22,30 che ancora ballavano, loro che vanno a letto alle 20,30.  Poi, certo, ad un certo punto Emino ha detto Mamma salutiamo, ha fatto il giro della pista, ha salutato tutti felice e poi è salito in auto e si è messo a russare.
Poi è successo che il giorno dopo siamo tornati a cena lì, che entrambi i bimbi hanno accettato di mangiare solo se rassicurati che dopo avrebbero ballato, e a me si è allargato il cuore a saperli e scoprirli ballerini che a settembre scatterà sicuramente il corso “gioco danza”.
Poi domenica il Gangster è arrivato il pomeriggio, il tempo era incerto e ha detto no, al mare non torniamo, tutti in auto al Forte dei Marmi. Lì, mentre tutti scappavano perché pioveva, noi abbiamo fatto un giretto perlustrativo e, mentre tutti erano in fila per rientrare in città, è smesso di povere e il padre di famiglia ha portato i bimbi sul calessino tirato dal pony Birilla e poi sulle auto elettriche, prima una rosa delle Wings e poi su quella rossa dei Pompieri, alternando i gemelli alla guida. Ovviamente io ho ripreso tutto, che il Gangster sulla corvette rosa Wings è imperdibile! Poi ancora Marga è voluta salite sulla giostra fatta ad auto che saliva e scendeva, ed è andata da sola perché il fratello aveva paura, ha affrontato quell’esperienza con la concentrazione tipica sua, tanto che poi il fratello si è fatto coraggio e si è unito a lei. Poi ancora abbiamo cenato con una pizza e i piccoli si sono comportati benissimo, a due anni e mezzo composti seduti a tavola al ristorante.

Poi è di nuovo tornato il lunedì, quando la mattina presto il Gangster è andato via io gli ho detto che questi giorni sono stata benissimo ma che, lo stesso, non vedo l’ora che sia il primo ottobre. 
Poi di nuovo è tornata la routine, i giorni da passare erano sempre più di 50 ma piano piano mi si annebbiava sempre di più il cervello e la routine di Quercianella si impossessava di me, sedandomi un po’.
Certo, poi è successo anche che è  arrivato un po' di piacevole brutto tempo, le persone in spiaggia erano poche e tutta quella pace mi è iniziata a piacere, anche se spesso passo il tempo a telefono per tenere un filo con la vita reale, mentre i bimbi giocano laboriosi e concentrati a travasare l'acqua dal secchiello all'annaffiatoio alle formine insieme all'amata baby sitter Guenda. 
Poi sì, c'è stata anche una giornata movimentata (quella di ieri) in cui nello stesso giorno ho chiamato il 113 all'ora di pranzo e i Vigili urbani a mezzanotte, per cercare conforto e giustizia rispetto a dei vicini di casa per i quali il poliziotti hanno potuto fare ben poco, se non giocare un po' con i gemelli e assistere ad un Emino che picchiava la sorella senza motivo (tanto che forse avrebbe dovuto chiamare lei, il 113) e per calmare i lavoro di scavo del condominio davanti al nostro che perduravano fino a mezzanotte.
Poi il Gangster è arrivato nella notte, come ama fare lui, e oggi ce ne siamo scappati dalla sua mamma al mare, mollati i gemelli a lei e alla zia del Gangster, noi via, a farci un bel percorso trekking in riva al mare, una lunga passeggiata nel bosco fresco e ventoso intervallato da qualche bagno in mare. E ci voleva proprio, una bella sana giornata di attività fisica, sempre stanziale come sono nella vita di bagno. E quando siamo tornati è stato anche tanto bello vedere i miei bimbi che giocavano con delle bimbe più grandi, che hanno preso i miei figli a ben volere, che se li contendono l'una con l'altra e i due cuccioli se ne stanno beati a farsi portare di qui e di là da quelle ragazzine, e  quando sono andata a giocare con loro, mi è gioito il cuore quando quelle bimbe mi hanno chiesto se saremmo tornati anche il giorno dopo, felici proprio di rivederci. Per questo alla fine del pomeriggio ho concluso mettendo tutti quei bimbi in cerchio, abbiamo giocato un po' al nostro "antennine" e ho voluto concludere con i saluti e un abbraccio collettivo, proprio per ringraziare quelle bambine del bene che vogliono ai miei figli.
E domani si riparte: il Gangster riparte per Firenze, io riparto con la mia routine.

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