sabato 29 dicembre 2012

Quel che successe un anno fa

Fui ricoverata in maternità la sera di Natale, dopo che erano un paio di giorni in cui non mi sentivo niente bene, soprattutto perchè mi si gonfiavano le gambe a dismisura, e uno lo sente quando c'è qualcosa che non va, anche se le gambe sempre mi gonfiavano un po', nell'ultimo periodo. Ma in quei giorni non bastava più stare a riposo, passare la notte sdraiata perchè sgonfiassero, no, erano edemose sempre, per questo decisi che Natale, scartati i   i regali la mattina con i parenti e fatto il  pranzo in famiglia poi sarei andata subito dopo a farmi vedere. All'accettazione della Maternità  mi ricoverarono subito senza neanche permettermi di tornare a casa a prendere la borsa. Riuscii solo a scongiurare il cesareo quasi immediato quella sera stessa, ma non scampai al destino di molti gemelli: rientrati nella norma i miei valori sballati, qualche giorno di degenza dopo mi fu programmato il cesareo per il primo giorno della 35esima settimana, che era appunto il 30 dicembre, senza poter sindacare sull'opportunità, per i bimbi, di aspettare qualche giorno in più, anche se tutti i giorni, forse dovuto al clima festivo del periodo, cambiava medico al giro visite e con lui cambiavano le cure e le teorie: c'è chi mi avrebbe fatto partorire subito, chi chiedeva perplesso perchè  mi avessero fissato il cesareo così presto. Comunque quella era una decisione presa e su quella non si tornò più indietro.  
Quel venerdì  30 dicembre dovevo essere la prima della lista per il cesareo, ero attesa in sala operatoria per la mattina alle 8.30. Quindi digiuna, di cibo e di acqua, dalla mezzanotte precedente. 
Quella notte, fra il 29 e il 30, la passai quasi interamente sveglia, preoccupata di quel parto alle 35esima settimana, di quel cesareo fatto per me e non per loro, di quel loro nascere senza che loro se lo aspettassero o lo avessero chiesto, di cosa sarebbe successo il giorno dopo, del parto in sala operatoria dove non poteva stare nessuno con me, nemmeno mio marito, contro il clima tranquillizzante che si crea intorno ad un parto naturale.
E poi loro, la paura che fossero svegliati da un sogno, tolti dalla mia pancia in un baleno, io parlavo loro durante quella notte e spiegavo ai piccoli che non dovevano avere paura, che il giorno dopo sarebbero nati perchè il giorno dopo era il loro compleanno e dovevamo festeggiare, dovevamo conoscerci, che io ero tanto tanto curiosa di vedere le loro faccine, di tenerli stretti stretti e abbracciati a me, di iniziare la vita insieme che, assicuravo loro, sarebbe stata tanto divertente.
Tutto questo lo facevo per non farli nascere perplessi, come pare siano tutti i bimbi nati con taglio cesareo, soprattutto un cesareo per non rimediare al loro input di nascita mal riuscito, ma per farli nascere quando loro ancora non davano segno di voler nascere. Non so se sono riuscita a tranquillizzarli quella notte, a spiegare bene loro cosa sarebbe successo, perchè forse quello che successe dopo era inspiegabile proprio perchè non me lo aspettavo così, e tutti e tre, sono sicura, abbiamo subito quella giornata, là in sala operatoria. 
Alle  8,30 non mi chiamarono e neanche dopo, così dal reparto fu chiamata la sala operatoria dove dissero che avevano delle emergenze e che sarei andata là più tardi. Fino alle 12.30 non fui trasferita di là, ovviamente accadde proprio nel momento in cui il Gangster, che era arrivato presto la mattina per accompagnarmi, aveva deciso di andare un attimo fuori a mangiare qualcosa. Per fortuna me lo fecero chiamare, riuscimmo a salutarci e io fui preparata per l'operazione. Ma il gran via vai che c'era mi fece capire che c'erano altre emergenze che mi passavano ancora avanti, fra cui la mia compagna di camera e così, io sempre digiuna di cibo e sopratttuto di acqua, fui fatta accomodare in una sala di attesa (per fortuna con il letto) e per fortuna questa volta insieme al Gangster. Il tempo passava e noi lì da soli stavamo abbracciati, un po' chiacchieravamo, un po' non facevamo niente, per fortuna riuscimmo anche a  farci un pisolino, e ci passò un po' il tempo senza accorcercene, fino a quando non si affacciò il chirurgo che disse che le dispiaceva molto ma anche il mio ritardato appuntamento delle 16, quello spostato che sembrava l'ultimo, era saltato perchè mi passava avanti l'ennesima urgenza. Se ne sarebbe riparlato fra altre due ore, verso le 18.
Il giorno fu lungo ma non interminabile, con il marito vicino passavano le ore ma non saliva la paura, per fortuna, avevo solo tanta sete. 
Poi in un attimo arrivò il momento, andava fatta una flebo di corsa, via in sala operatoria che l'ora era tarda, era cambiato l'anestesista, c'era da fare la puntura fra le vertebre e io sentivo male, male che tutti pensavano che sentissi solo perchè ero nervosa ed estenuata per il lungo aspettare, ma io invece sentivo male veramente. La sala operatoria non aveva niente di privato nè di nido come mi avevano illuso tutte le ostetriche che mi avevano fatto il corso per parto: era una fredda sala aperta con un gran via vai di gente, tutti che passavano dietro alle mie spalle e parlavano fra loro. Ovviamente l'argomento in voga era cosa fare la sera successiva, quella dell'ultimo dell'anno. Io odiavo quella gente irrispettosa e quei discorsi, ero irritata dal poco rispetto per la sacralità del momento, per quel luogo in cui stavano per venire al mondo due piccoli, che andavano accolti con un soffio di voce e con poca luce, invece che sotto i fari abbaglianti di una sala operatoria dove tutti si permettevano di passare e conversare del più e del meno. Io stavo per partorire e nessuno  si occupava di me, se non la specializzanda in anestesia e quella santa dottoressa di anestesista, che portò pazienza con me fino all'ultimo,  forse anche un'ostetrica, ma le infermiere e la chirurga assolutamente no. 
Da fare l'anestesia a vedersi mettere il telo verde davanti alla  pancia fu un attimo, iniziò il mio parto senza che mi fosse detto, senza che me ne rendessi conto se non per la puzza di bruciato della mia carne che veniva tagliata con il bisturi. La chirurga ricordo che diceva questa signora come è dura di muscoli non riesco a scollarle la pancia, io allora chiedevo ma hanno già iniziato? che non sapevo nulla e non vedevo nulla. L'unica che si occupava di me era la specializzanda in anestesia, l'unica, insieme all'anestesista, che stavano dalla mia parte del telo verde, tutto l'altro personale stava dalla parte opporsta a vedere quello che succedeva. Poi la chirurga ricordo che disse no, non devi uscire te, rimettetegli le gambine dentro al maschio, prima deve uscire la bambina, datemi un forcipe. A quella parola, che evoca grandi disgrazie e pericoli, io ho iniziato a piangere per la paura, volevo sapere se andava tutto bene, che stava succedendo, mi dovevano dire. L'anestesista si affacciava al di là del telo e mi diceva, senza troppa convinzione, guardi che questa è la prassi normale, non succede niente di diverso da qualsiasi cesareo. Tempo due minuti è uscita la bambina, senza che mi fosse detto niente e io l'ho vista passare con la coda dell'occhio dal mio lato sinistro, ho visto un corpicino bianco lungo che come una nuvoletta passava evanescente, poi, si sono rimessi subito al lavoro e allora io ho urlato ma  è già nato? perchè non ho sentito piangere? dove è andato? Penso, senza esagerare, dopo massimo  due minuti, ma secondo me anche meno, è uscito anche il bimbo e io, ricordandomi il percorso della prima, sono riuscita a girarmi per tempo per vederlo passare, anche lui lungo e bianco e via, sparito. Io urlavo come stanno? dove sono? dove vanno? E già mi ricucivano. Nessuno mi ha tranquillizzato che stavano bene, sentivo solo frasi di finta prassi, io lì immobile in quel letto operatorio e i bimbi non si sa dove. 
A un certo punto poi un po' ci ho voluto credere che fosse andato tutto bene, che veramente (come veramente stava succedendo) i bimbi erano solo a fare i controlli,  e dopo poco tempo, mentre stavano ricucendomi la pancia, è venuta una pediatra neonatale con la bimba in braccio, me l'ha fatta vedere che era tutta già vestita e con il cappello, piangendo le ho detto sei bellissima e le ho dato un bacio sulla sua bocca grande e carnosa e veramente era bellissima che me la ricordo ancora, poi l'hanno riportata subito via, doveva andare in incubatrice e a ruota mi hanno portato anche Emino, era bellissimo anche lui con il suo cappello e le sue occhiaie e ho fatto in tempo a dargli il primo bacio sulla bocca e a strappare anche il secondo bacio. Mi hanno detto che stavano bene, che era andato tutto bene ma che i bimbi, essendo nati prematuri, venivano messi quella notte in incubatrice per tutelare i polmoncini.
Mi hanno spostato dal letto operatorio e mi hanno portato da mio marito in un'altra stanza, sempre nella sala operatoria, dove di prassi ti tengono con il bimbo appena nato, anche se da cesareo. Noi eravamo invece  soli, il Gangster mi ha raccontato che ha visto passare i bimbi e che è riuscito a fare la foto solo al maschietto, che erano bellissimi entrambi e che aveva parlato  con i medici che gli avevano detto che era andato tutto bene. 
Io gli ho raccontato le brutture di quel parto, ma con lui poi mi sono rilassata, non sembrava nemmeno vero che avevo partorito, da quanto era stato tutto veloce e senza avere i bimbi con noi  dava all'accaduto solo le sembianze di un brutto incubo passato. 
Invece quello è stato il nostro parto, questa è la nostra storia.
Questa sera, dopo aver fatto il bagnetto ai bambini e messo loro il pigiamino, ho chiesto a ciascun di loro, quando li tenevo in braccio e li stavo portando al lettino per la messa a nanna, se si ricordavano di anno scorso, di quando erano nati. Nessuno dei due mi ha risposto, nessuno dei due ha voluto cogliere la voce emozionata della loro mamma che li voleva riportare a quel momento. Sono sicura che è stato brutto anche per loro, quanto per me, ma che per loro, come per me, lo stare insieme ci ha fatto dimenticare di come siamo venuti in contatto e domani, il loro primo compleanno, faremo una bella festa allegra, che solo il loro giorno di nascita è stato brutto, tutti i giorni a seguire sono stati uno più bello dell'altro.

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