lunedì 23 giugno 2014

Demoralizzata

Demoralizzata.
Ecco come mi sento.
Potevano essere tre giorni di mare tra lo stancante e il divertente, come alla fine è sempre con i bimbi.
Invece si sono conclusi in anticipo e sono stati un crescendo di delirio.
Tanto tanto sabato, quando a Quercianella con i gemelli e mia sorella abbiamo affrontato le difficoltà del mare sotto casa, invece che della stessa spiaggia stesso mare, con un sorriso. Nessun momento tranquillo sdraiate sul lettino, ma un incessante su e giù nell'acqua fra bagni e secchielli da riempire. Ma i gemelli hanno fatto il loro dovere sperimentando di nuovo  l'acqua, le onde, i sassi invece che la sabbia e pure le Crocs nuove, con le quali dovevano affrontare tutto questo lungo elenco.
Poi domenica siamo andati dal Gangster che era dalla sua mamma al mare, con lui, mia sorella e i gemelli siamo stati tutti insieme sulla spiaggia, ma già lì mi ero accorta che se io dicevo no, se scattavano i capricci e le mie conseguenti brontolate, subito mia sorella accorreva in aiuto dei nipoti, distogliendoli dalle mie sgridate. In un nanosecondo i due hanno capito come funzionava e da quel momento non sono più stata padrona dei miei figli.
Lasciato il Gangster dalla sua mamma e tornati noi a Quercianella, oggi è iniziato il delirio mamma no, solo zia, perché lei fa lo scatto per entrare prima in camera quando piangono, perché lei parla loro incessantemente giocando su tutto, perché per lei è sì quando per me è no. Ovviamente io, alla luce di ciò, sono sparita dall'elenco delle loro persone preferite, precipitando in un ultimo posto sicuro, se non in un ancora più triste non ti vedo proprio.
Ho ingoiato tutta la mattina, ci ho riprovato nel pomeriggio ma poi non c'ho visto più: all'ennesimo capriccio sul colore del cucchiaino del gelato, ho preso i bimbi a forza per mano, siamo tornati a casa invece che andare al mare e via, da Quercianella a Firenze con la furia nel cuore.
Ad aspettarci c'era l'altra mia sorella, il tempo che io ho messo a scaricare le borse dall'auto lei aveva già preso i bimbi e dato loro aranciata con opzione scelta di cannuccia, con relativi capricci. Sempre più furiosa li ho presi e portati a casa, di forza ovviamente, visto che i due urlavano disperati i nomi delle zie, un mito per loro, visto che li annegano di vizi.
Ho messo mezz'ora per farli calmare, hanno riprovato con me a fare i capricciosi, piangevano disperati e a me si strizzava il cuore, ad essere la loro mamma e a non poter cedere. Ma sono stata più forte, ho vinto sui loro capricci e io so che questo loro alla fine lo apprezzano tanto. Abbiamo così passato il pomeriggio a fare lavatrici, loro che mi passavano le mollette per stendere i panni bagnati, e che mi aiutavano a caricare la nuova lavatrice. Poi siamo andati a comprare il latte fresco e abbiamo cenato con calma. Da sola ho fatto loro la doccia e li ho preparati per la notte. Si sono addormentati con la loro mamma che baciava le loro manine e diceva ad entrambi che voleva loro tanto bene. E avevano il sorriso, e io pure.
Ho parlato con il Gangster di questa situazione, ammetto che io non sono capace di affrontare le mie sorelle direttamente per dire loro che i figli sono miei e che decido io su come ci si deve comportare con loro, anche se dovrei farlo. Ma c'è in me un misto di dovere e senso di colpa nei loro confronti perché non hanno avuto figli, perché comunque vogliono un infinito bene a quei bambini, perché comunque ho bisogno di loro. Ma parlando con il Gangster tutto questo bisogno non è venuto fuori, ho preso coscienza che devo e so farcela da sola e che la mamma sono io, niente interferenze. 

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